Cavour by Piero Ottone

autore:Piero Ottone [Ottone, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2011-05-08T22:00:00+00:00

Cavour diventò presidente del Consiglio nel 1852, e la presidenza fu preceduta dall’operazione politica, la più importante nella vita parlamentare del suo decennio, chiamata «il connubio».

In parlamento, i deputati intorno a lui formavano il centro-destra, e non avevano la maggioranza assoluta: spesso dovevano ricorrere ai voti della destra estrema, guidata da uomini all’antica, Cesare Balbo, Thaon de Revel. Al centro-sinistra d’altra parte, capeggiato da Urbano Rattazzi, nelle votazioni occorreva il sostegno dell’estrema sinistra. I due raggruppamenti, quello di Cavour e quello di Rattazzi, non erano a loro agio coi rispettivi alleati; i due leader, Cavour e Rattazzi, si resero conto che potevano intendersi meglio fra loro. Pertanto si incontrarono, fecero progetti di collaborazione, e il «connubio» diventò realtà. Da allora Cavour governò col sostegno di un grande centro, formato dai suoi seguaci e dai seguaci di Rattazzi; il bipartitismo ebbe termine. Sull’operazione politica, e sulla formazione che essa ha prodotto, si sono fatte tante dissertazioni, si sono scritte tante pagine: si è detto che lì è nato il trasformismo, brutta tendenza della vita politica italiana. Cavour si sarebbe meravigliato, probabilmente, se gli avessero detto che tanto si sarebbe discusso sull’argomento negli anni successivi. Ma lui non aveva molto tempo a disposizione per le divagazioni politologiche. Uomo pratico, uomo d’azione, si rese conto che con Rattazzi avrebbe raggiunto più rapidamente i suoi obiettivi, e fece l’accordo. Poi tornò a occuparsi dell’attività di governo.

Noi possiamo chiederci, tanti anni più tardi, perché l’attività politica in Italia, tendenzialmente, rifugga dalle estreme e converga al centro. Ma non ce lo chiederemo in questa sede. Qui stiamo parlando di Cavour.

Urbano Rattazzi era un avvocato di Alessandria, borghese integrale, senza commistioni aristocratiche o proletarie, e senza grilli per la testa, anche se molto più tardi, quando l’Italia era ormai fatta, sposò una discendente di Napoleone, quello vero, una signora piuttosto originale che aveva casa a Firenze e fece parlare molto di sé. Lui aveva nell’attività politica molto buon senso, evitava i colpi di testa: una spalla ideale per Cavour, per lo meno fino al 1857, quando, essendo ministro degli Interni, fu accusato di non avere previsto i moti insurrezionali di Genova. Accusato per colpe non sue, dissero gli storici. Ma già gli avevano mosso accuse infondate nel 1849, quando, anche allora ministro, denunciò l’armistizio con l’Austria, e dopo la sconfitta che ne seguì fu chiamato, con spregio, «l’uomo di Novara». «Potevo io prevedere», disse alla Camera per difendersi, «che settemila austriaci avrebbero messo in fuga ventiduemila piemontesi a Mortara? Che a Novara venticinquemila soldati di Radetzky avrebbero messo in rotta un esercito di centoventimila uomini?»

Previsioni errate in materia militare da parte di un uomo politico: anche Cavour, lo si è già detto, in materia militare non era proprio a suo agio. Il Piemonte non era la Prussia, neanche allora.

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